Giuseppe Plazzi – Presidente Associazione Italiana di Medicina del Sonno
Enrico Zanalda – Presidente Società italiana di Psichiatria
Claudio Cricelli – Presidente Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie
La narcolessia è una condizione patologica cronica gravemente invalidante, che rappresenta un modello di malattia per quanto riguarda i disturbi del sonno: in particolare, viene classificata all’interno di una sottocategoria chiamata ipersonnie, cioè malattie caratterizzate da eccessiva sonnolenza. In realtà, la narcolessia è stata la prima vera malattia del sonno a essere descritta, essendo stata identificata nel 1880 da Gelineau che – in un periodo in cui non esisteva ancora l’EEG – la caratterizzò come una patologia con una perdita di chiari confini tra veglia e sonno, con una rilevante sonnolenza durante il giorno, ma anche con una insonnia nelle ore notturne. Più precisamente, al giorno d’oggi viene identificata dalla presenza di eccessiva sonnolenza diurna con attacchi di sonno irresistibili, cataplessia (consistente in improvvise e brevi perdite di tono muscolare innescate da forti emozioni), allucinazioni durante l’addormentamento o il risveglio (allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche), paralisi nel sonno e disturbi del sonno notturno. La caratteristica neurofisiologica della narcolessia è rappresentata dallo scivolamento immediato del paziente nel sonno REM, ossia nella fase dei sogni. Anche le altre manifestazioni della malattia (la cataplessia, le paralisi del sonno e le allucinazioni) sono interpretabili come un’espressione dissociata incompleta del sonno REM.